Tiri il dado e fai sei

Ho avuto mio figlio relativamente tardi. Ad un’età piuttosto comune, a dire il vero, ma non a vent’anni. Sono rimasta incinta a un’età in cui mi sentivo talmente completa, che sarei potuta solo invecchiare, perchè la gran parte dei miei desideri, tranne quella di avere dei figli, si era avverata e gran parte delle vicissitudini comuni alla vita di molte di persone era ormai alle spalle.

Federico era un sogno durato 20 anni, che aveva superato indenne i fidanzati, i ripensamenti sulla mia predisposizione alla maternità, i momenti no che ti fanno dubitare del fatto che il futuro possa essere ok e quando arrivò…

E’ difficile spiegarlo.

Diventare mamma è stato come essere ad una casella dalla vittoria al gioco dell’oca e fare sei ai dadi: consegui il massimo con un lancio, vai avanti di una casella e torni indietro di cinque. C’erano insicurezze che avevo dimenticato con la saggezza e con il trascorrere degli anni, ma di colpo mi sono ritrovata come da adolescente, con il bisogno di avere pronta la risposta esatta in ogni momento, il bisogno di fare sempre giusto, lo smarrimento nel non avere termini di paragone con scelte passate per avere un parere deciso, il bisogno di un adulto che mi facesse da guida. Ero improvvisamente qualcuno con cui non avevo più confidenza: sempre io, ma una mamma.

Ci è voluto un po’ perchè riacquistassi il senso di essere io l’adulto che decide, perchè mi assumessi pienamente le mie responsabilità, facendo fronte alla mia confusione e al bisogno di riferimenti, ma qualcosa in me non è più lo stesso.

E quindi è così. Tiri i dadi, fai sei e ricominci.

Chi sono io ora che sono io e anche una mamma?

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