“Un’estate fa la storia di noi due era un po’ come una favola
ma l’estate va e porta via con sè anche il meglio delle favole.“
Intrecciare dei legami affettivi stabili, siano essi di amore o di amicizia, è una delle prove più difficili nella vita e non c’è da stupirsi se questo argomento occupa una porzione importante del mio lavoro. Un intero capitolo del percorso di psicoterapia è proprio quello che riguarda “la formazione, il mantenimento e la rottura dei legami affettivi”. Anche se non ne siamo consapevoli, anche se non ci riflettiamo mai, il modo in cui ci innamoriamo è sempre lo stesso, sia in estate che in inverno. Le vacanze, che ci fanno sentire in una dimensione diversa e separata rispetto a quella quotidiana, enfatizzano alcuni aspetti, magari li rendono più romantici, ma non cambiano molto il nostro stile.
Come ci innamoriamo? Com’è che scatta dentro di noi la scintilla che ci fa piacere qualcuno? Questa è una consapevolezza importante, che spesso si raggiunge con sofferenza in un percorso terapeutico, ma è l’unica che consente veramente di comprendere i nostri sbagli, di capire cosa possiamo cambiare e quali sono le persone che possono renderci veramente felici. Farò alcuni esempi musicali:
C’è chi si innamora della persona migliore tra quelle che si dimostrano disponibili: “continuerai a farti scegliere, oppure sceglierai?“
C’è chi si innamora di qualcuno da aiutare: “Mi amerai ancora? Mi amerai anche senza i miei problemi? O forse li volevi?“
C’è chi sceglie persone che percepisce come simili o complici in un destino o in un passato che sente simile al proprio “c’è qualcosa dentro di me che è sbagliato e non ha limiti e c’è qualcosa dentro di te che è sbagliato e ci rende simili“
C’è chi si innamora di un senso di sicurezza “Tu non dici che resti insieme a me, però non mi abbandoni mai, ti cerco e tu e tu ci sei, non fai come lei no non fai come lei, tu non prendi tutto quello che vuoi“
C’è chi si innamora di chi non si dimostra disponibile, il famoso “prendi una donna, trattala male, lascia che ti aspetti per ore“
C’è chi si innamora di tutte quelle situazioni di cui si può immaginare fin dall’inizio il finale negativo “tu guardi quella solo quella che non si può, quella che non conviene quella che non si deve perché lei non è lì con te“
C’è chi si sente particolarmente ingaggiato sentimentalmente solo quando è in dubbio se sia corrisposto o meno “Se mi avvicino voli via, se mi allontano torni qui, satelliti e pianeti che si sfiorano sfuggendosi“
C’è chi si innamora della persona che ha appena lasciato o rimpiange i passati amori mentre vive quelli presenti “ma ora scommetto che vorrai provare quel che con me non volevi fare: fare l’ amore, tirare tardi o la fantasia“
C’è chi, come Pavese, si ostina ad aspettare l’amore di qualcuno che si nega chiaramente attraverso parole o gesti, nella speranza vana che cambi qualcosa: “E Cesare perduto nella pioggia sta aspettando da sei ore il suo amore ballerina. E rimane lì, a bagnarsi ancora un po’ e il tram di mezzanotte se ne va” (oggi, in modo melodrammatico, viene definito ghosting, probabilmente perchè i dispositivi mobili ci rendono costantemente reperibili e rintracciabili mettendo in risalto la volontà inequivocabile dell’altro di interrompere la comunicazione senza poter trovare spiegazioni alternative che con il telefono a gettoni erano possibili nonostante tutto, ma le persone che si rendevano irreperibili senza voler dare spiegazioni sono sempre esistite e non la definirei violenza)
Ciò che conta è che il modo in cui ci innamoriamo, anche se sempre della persona sbagliata, ha una sua funzione, serve ad evitare le nostre più grandi paure, come il rifiuto, l’abbandono e la solitudine, l’essere vulnerabili e senza aiuto, il sentirsi inadeguati, vincolati, invasi, troppo coinvolti o vattelapesca. In realtà ci innamoriamo non di una persona, ma del modo in cui stare con una determinata persona ci fa sentire e non sempre questo modo di sentirci accanto a qualcuno ha strettamente a che fare con il modo in cui la persona in questione è fatta. Questo non è un passaggio semplicissimo da comprendere, se prendiamo come dato assodato che sapere e comprendere sono due livelli diversi di consapevolezza: le relazioni affettive risolvono sempre un problema, perchè siamo una specie che vive in gruppi sociali e non siamo fatti per vivere soli. Può sembrare cinico, ma il rapporto tra l’amore come lo viviamo e l’amore per come è, è lo stesso che esiste tra l’arcobaleno e la sua spiegazione scientifica, possiamo dire che l’amore ci serve, sapendo che risponde a un bisogno interiore di qualche tipo o dire, più poeticamente, che l’amore guarisce: sono vere entrambe le affermazioni.
Nel corso della nostra vita attraversiamo momenti in cui le nostre vulnerabilità, le nostre insicurezze, diventano talmente pressanti e urgenti per cui vediamo nell’altro qualcosa che non c’è, ma che abbiamo bisogno di vedere per poter mettere a tacere le nostre preoccupazioni. Se ad esempio siamo persone estremamente indecise e confuse e scegliamo un compagno deciso, che si senta molto rassicurato dalla nostra accondiscendenza perchè gli diamo modo di fare il bello e il cattivo tempo, questa situazione potrebbe non andarci bene per sempre, perchè un giorno potremmo essere meno confusi e avere meno bisogno che qualcuno ci dica cosa fare. Se abbiamo bisogno di sentirci speciali e scegliamo qualcuno di estremamente geloso che ci richiami sempre a sè e ci faccia sentire desiderati, a lungo andare potremmo sentirci soffocare dalle restrizioni che la gelosia estrema impone, ma questo finale era già scritto nella premessa del nostro bisogno di sentirci al centro dell’attenzione di qualcuno.
Agli albori della mia professione, circa 15 anni fa, chiesi ingenuamente a una collega: “secondo te è amore vero?”. Lei, che era un po’ più grande di età e certamente una terapeuta più esperta, mi rispose: “Non c’è un amore vero e altri che non lo sono. Ci sono amori e ognuno è diverso. Dopotutto quando provi gioia è sempre la stessa gioia?”.
A questo punto del discorso vale la pena distinguere l’amore dal legame. Nel mio personale modo di vedere, all’amore non serve molto, basta un incontro, come dice una canzone dei Subsonica “Due solitudini si attraggono“. Sul lungo termine c’è il legame e quello è frutto di una costruzione a due, di cui certamente l’amore è la premessa, ma non è l’unico ingrediente, come il cinema Hollywoodiano vorrebbe farci credere. Il legame tra due persone che si amano è il risultato di tante cose: di una storia condivisa, negoziata, di modi in cui due persone affrontano i cambiamenti legati al tempo che passa, come la convivenza, il matrimonio, i figli, le difficoltà, i cambiamenti interiori, il decadimento legato all’età. Soprattutto è il risultato di come uno “salva” l’altro da se stesso nel corso del tempo e di come è fatta questa reciprocità. Se consideriamo la coppia come un sistema unico, un qualcosa che è più della somma delle singole parti, non funziona diversamente dall’equilibrio personale: parte da un incontro e, attraverso crisi, procede verso prove e sfide, che con il tempo possono creare nuove evoluzioni e complessità o anche rotture. In questo senso condivido le parole di un articolo che ho linkato su Facebook mesi fa e che recensiva un libro di Alain de Botton: “Il matrimonio sarà un generoso e speranzoso azzardo compiuto da due persone che non sanno ancora chi siano o chi l’altro possa essere, che si incatenano a un futuro che non possono immaginare o che hanno accuratamente evitato di indagare”, o, come direbbe più musicalmente Battisti: “Chissà, chissà chi sei, chissà che sarai, chissà che sarà di noi, lo scopriremo solo vivendo“. Probabilmente non possiamo sapere fin dall’inizio se il nostro amore durerà per sempre, se siamo stati insieme a qualcuno per sempre è una cosa che potremo dire solo a posteriori, guardandoci alle spalle, mentre il tempo presente in una relazione è sempre una scelta, operata più o meno consapevolmente e il superamento di una crisi è sempre, più o meno, frutto di un bilancio in cui da un lato pesa ciò che abbiamo costruito, il modo in cui ci siamo sentiti in una relazione e dall’altro ciò che sentiamo di poter costruire ancora, il futuro in cui ci vediamo proiettati, il modo in cui pensiamo che non ci sentiremo più o ci sentiremo ancora.
Ma come si fa a scegliere la persona giusta (ammesso che esista)? La domanda è posta in termini sbagliati, sarebbe più corretto domandarsi: cosa mi serve adesso per stare in equilibrio? Cosa mi manca, cos’è che per natura non riesco a fare? Quando sono attratta da qualcuno mi attrae ciò che mi serve o mi attrae qualcosa di familiare? Perchè non sempre questi due aspetti coincidono. Se per esempio scegliamo qualcuno che assomigli alla nostra mamma o al nostro papà, forse non troveremo quello che ci serve davvero, troveremo qualcosa che conosciamo e che sappiamo affrontare, ma non è detto che sia qualcosa che può compensare dei nostri limiti. Pensateci bene: se la coppia è l’equipaggio che governa una nave in mezzo al mare, non servono due persone che abbiano le stesse competenze, che sappiano fare le stesse cose, ma un equipaggio composto da persone complementari, che abbiano ruoli diversi e possano farsi avanti a seconda del tipo di difficoltà in cui la nave si imbatte.
Il legame di coppia è un rapporto di cooperazione e accudimento tra pari, quando ognuno di noi ha un problema, perchè si trova di fronte a qualcosa che non riesce a superare in ragione dei propri punti deboli, è bene che in questa circostanza si faccia avanti il più forte. Provo a fare un esempio: immaginate una coppia che decide di partire per un viaggio, in cui uno dei due programma tutto ed è sconvolto dagli imprevisti e l’altro parte sempre dimenticando qualcosa, ma sa imparare per risolvere i problemi. Se i partner sapranno collaborare saranno potenzialmente pronti ad affrontare tutto, senza che nessuno dei due sia obbligato a cambiare se stesso: saranno entrambi deboli o forti a seconda del tipo di problema a cui si troveranno di fronte, ma insieme potranno contemporaneamente programmare un viaggio ed affrontare gli imprevisti, semplicemente assumendo ciascuno il ruolo necessario e confacente ai propri punti di forza.
Cercate sempre qualcuno che abbia punti di forza diversi dai vostri.
Buon controesodo a tutti. Vi auguro code meno lunghe possibili e grandi amori per il futuro 😉