E’ difficile disporre di dati affidabili riguardo all’impatto dell’epidemia di COVID19 e delle politiche di distanziamento sociale sul rischio di sviluppare depressione perinatale, poiché il fenomeno è in corso di svolgimento. Per quanto si stia cercando di raccogliere il maggior numero di dati possibili in questo periodo, molto di ciò che c’è da sapere dobbiamo ancora scoprirlo.
Per ragioni di spazio tratterò separatamente depressione e ansia, riservandomi di trattare quest’ultima nei prossimi giorni.
In primo luogo, credo sia utile dipingere il quadro generale della depressione perinatale, perché le mamme che aspettano un bambino o che hanno da poco partorito meritano:
- di essere tenute in considerazione tra le persone più vulnerabili in questo periodo
- di avere le informazioni corrette riguardo alla salute propria e dei propri bambini
- di sapere dove e come trovare aiuto sia nel servizio pubblico che nel privato in caso di bisogno
Sebbene la situazione sia in divenire, al di là delle divergenze tra clinici diversi, c’è un gruppo di dati antecedenti all’epidemia su cui c’è accordo e che vale la pena condividere, perché anche se l’epidemia di COVID19 è un evento inedito nella nostra storia recente, disponiamo già di un bagaglio approfondito di conoscenze che ci permette di fare fronte a questa situazione.
Come si presenta la depressione in gravidanza
La persona deve manifestare contemporaneamente almeno cinque di questi sintomi per almeno due settimane consecutive:
- senso di sconforto
- sfiducia
- senso di colpa
- inutilità
- perdita di interesse per le attività quotidiane
- stanchezza
- pensieri di morte e fantasie suicidarie
Tali sintomi possono compromettere il pensiero, il sonno, l’appetito, il desiderio sessuale e il normale svolgimento delle attività quotidiane ed essere percepiti anche come dolore fisico.
Altri elementi importanti da tenere in considerazione sono un marcato senso di inadeguatezza, la paura di non saper fare fronte alle necessità di accudimento e cura dei nuovi nati, il ritiro sociale, ovvero la mancanza di desiderio di comunicare con gli altri.
In base al DSM 5, si stima che il 10-12% delle persone soffra di depressione e che le donne abbiano una possibilità doppia rispetto agli uomini di svilupparla. Inoltre, a livello mondiale, in base a quanto riportato dall’Istituto Superiore di Sanità a settembre 2019, una donna su 5 sperimenta una condizione di ansia o di depressione perinatale.
E’ importante sottolineare che alcuni cambiamenti ormonali legati alla gravidanza possono supportare questi sentimenti, ma la distinzione tra una situazione patologica e non patologica conviene sempre farla, in caso di dubbio.
- Tutti le informazioni aggiornate sui rischi in gravidanza e le buone pratiche per tutelare se stesse e il proprio bambino si trovano a questo link.
- Il consultorio di Pisa può essere contattato allo 050954905 tutte le mattine dalle 12 alle 13:30 per appuntamento, escluso il sabato.
- Inoltre, l’attività di consulenza e sostegno psicologici, nonché la psicoterapia anche nel privato, possono essere svolti online, in ottemperanza al decreto attualmente in vigore. Attualmente ricevo online martedì e mercoledì pomeriggio e giovedì mattina, oppure anche in altri orari con un po’ di preavviso.
Per chi in questo periodo avesse difficoltà emotive ed economiche, indipendentemente dal fatto di essere in gravidanza o di aver avuto di recente un bambino, sono attive diverse iniziative gratuite legate alla pandemia. Sul sito del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, potete trovare il contatto dei terapeuti e le loro disponibilità. Personalmente, ho preso parte e offerto disponibilità a questa iniziativa, promossa dal Cantiere Costruttivista, interno alla SITCC.
Fattori di rischio
La maggior parte della comunità scientifica concorda nel considerare episodi depressivi antecedenti alla gravidanza come predittori della depressione perinatale, il che significa che se si è sofferto già prima di depressione, ci sono più probabilità che questa si sviluppi anche in gravidanza e nel post parto: anche se il DSMV indica come post parto le quattro settimane successive al parto, la clinica tende a considerare come post natali i 12 mesi successivi alla nascita del bambino; l’Istituto Superiore di Sanità, a dicembre del 2017, riporta come perinatale il periodo che inizia con la gravidanza e termina al diciottesimo mese di vita del bambino. Anche se in alcuni casi l’esordio può verificarsi durante la gravidanza, in linea generale gli episodi depressivi tendono a ripresentarsi se non curati e si manifestano con ricorrenza in seguito a fattori di vulnerabilità o stress. La gravidanza può essere un periodo di vulnerabilità nel corso della vita di una donna. Chi sviluppa una depressione perinatale o post natale, ha più probabilità di manifestare altri episodi depressivi in futuro.
Altri fattori sono di natura psicosociale, vale dire che riguardano fattori di stress fisico o emozionale:
- la violenza domestica: tende ad accrescersi durante la gravidanza, non a diminuire come si potrebbe pensare e diventa più difficile sottrarsene in periodo di quarantena. Per questo motivo ricordiamo che i centri antiviolenza lavorano sempre.
- La percezione di avere scarso sostegno familiare e sociale: la stanchezza in particolare e la difficoltà di trovare aiuto per avere riposo è un problema piuttosto serio. Chiedete aiuto!
- Lutti recenti, purtroppo diventati frequenti durante l’epidemia
- Problemi in ambito lavorativo od economico, anche questi purtroppo diventati davvero tanto frequenti in seguito al DPCM del 9 marzo
- Problemi familiari e condizioni di povertà
- Familiari con disturbi psichiatrici
- Condizione emotiva negativa del partner
Molti di questi fattori possono presentarsi contemporaneamente e, in questo periodo di emergenza sanitaria e di estrema precarietà economica, ancora più spesso di prima.
Il lutto in questo periodo è complicato dalle modalità in cui si manifesta: molti di noi non possono salutare i propri cari estinti, non possono unirsi al cordoglio in un funerale. Altri seppelliscono in solitudine una persona cara.
A proposito di lutti, vi è un tipo specifico di lutto, quello che definiamo prenatale, ovvero la perdita di un bambino durante la gravidanza che viene tenuto in scarsissima considerazione anche dal senso comune, con frasi del tipo “tanto un bambino si può rifare”, come se quello nel ventre materno fosse un figlio che si può sostituire con un altro, che non merita cordoglio, dolore, lutto. Sappiamo però che il lutto perinatale, specie se ripetuto per motivi di salute, ma anche per ripetuti tentativi falliti di procreazione medicalmente assistita, è un forte predittore di depressione perinatale.
A dire il vero, molte gravidanze e nascite si svolgono in modo lineare, pur nella loro eccezionalità, tuttavia le condizioni di quarantena complicano momenti che già di per sé sarebbero delicati, come l’effettuare regolarmente i controlli prenatali di routine, l’accedere ai corsi di accompagnamento alla nascita, o visitare l’ospedale prima della nascita del bambino, la degenza in ospedale senza la possibilità di ricevere visite, il rientro a casa. Molti di questi aspetti sono lasciati all’organizzazione regionale e dipendono dalle caratteristiche delle strutture della città in cui ci si trova e le esperienze di regione in regione possono cambiare molto.
In conclusione, tutti i fattori che in tempi ordinari aumentano il rischio di sviluppare un episodio depressivo, sia esso con esordio in gravidanza o nel postparto, si presentano oggi con maggiore intensità e frequenza, complicati dal fatto di non avere certezze su come andrà il futuro.
Andrà tutto bene, ma nel dubbio chiamate 🙂
American Psychiatric Association, DSM – 5 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Raffaello Cortina Editore, 2016
P. Grussu (a cura di) A. Bramante (a cura di), Manuale di psicopatologia perinatale – Profili psicopatologici e modalita’ di intervento Erickson, 2016.
Notiziario dell’Isituto Superiore di Sanità, Vol. 30, N°12, dicembre 2017