Pagina dell’intervista originale su Kult Underground – intervista di Davide Riccio
Davide
Ciao. Partiamo dal titolo “Omnia sunt communia”, “tutte le cose sono comuni”, giusto? Cosa sintetizza e presenta di tutto il vostro nuovo lavoro? C’è un concept alla base come nella migliore tradizione del rock progressivo?
G.A.S.
Ciao, rispondo io Claudio Barone (fondatore e portavoce del Gruppo Autonomo Suonatori), a nome di tutti. Il titolo si riferisce ad un fatto storico (la guerra dei contadini nella Germania feudale all’inizio del 16° secolo), non è un concept album (forse non lo si esclude in futuro), tre brani sono addirittura datati nei primi anni ’70 (rivisitati e riarrangiati con l’aggiunta di altre parti), gli altri sono il frutto di questi anni. In questo album abbiamo voluto ripercorrere ed esternare quello che il movimento della musica progressiva italiana aveva voluto dire con le sue composizioni (anche se queste erano fondamentalmente ispirate dal mondo anglosassone), cioè un modo nuovo e rivoluzionario di fare musica andando oltre la forma canzone, anche se questo nuovo approccio compositivo guardava verso musiche del passato come la musica classica, il jazz, la contemporanea, l’etnica, valorizzando nello stesso tempo i testi verso temi di carattere sociale e storico.
Davide
Cosa racchiude “Omnia sunt communia” dei vostri oltre vent’anni di musica? Cosa vi aggiunge?
G.A.S.
Racchiude la volontà di portare avanti un certo tipo di musica; per anni abbiamo interpretato i brani di gruppi italiani che prendevamo di riferimento come Orme, PFM, Banco, New Trolls, Area, Osanna, Delirium, Perigeo e altri ancora come Biglietto per l’Inferno, Pierrot Lunaire, Procession, Opus Avantra o del primo Battiato con i brani Plancton e Pollution, pertanto questo nostro lavoro conferma il ripercorrere le stesse strade dei nostri beniamini aggiungendone la nostra creatività.
Davide
Per attitudine progressive il movimento del rock progressivo si proponeva di cercare una musica innovativa e inaudita, cercando di superare i limiti contemporanei del rock. Qual è la vostra attitudine progressive più peculiare in un’epoca, quella attuale, in cui – da questo punto di vista – sembrerebbe tutto già fatto, suonato e quindi superato?
G.A.S.
Come detto primo il movimento del rock progressivo ha creato un nuovo modo di fare musica, guardando però le musiche del passato, è questo mix che è risultato vincente. Senz’altro oggigiorno non si può dire che se si compone in maniera progressive non si caschi in forme già note, ma questo vale per ogni tipo di musica non solo per il prog. Io da musicologo affermo tranquillamente che il progressive, visto le origini, dovrebbe essere considerato una forma di musica colta.
Davide
In che modo nasce un brano del Gruppo Autonomo Suonatori? Qual è stato il vostro metodo nel comporre e poi arrangiare “Omnia sunt communia”?
G.A.S.
Ecco l’album di per sé è opera del gruppo negli arrangiamenti e nella scelta degli strumenti da utilizzare e dei suoni, per quanto riguarda i testi e le melodie sono opera mia ad eccezione del brano il Richiamo della sirena che è stato composto da Thomas Cozzani (la new entry del gruppo, persona molto preparata anche dal punto di vista fonico in quanto le registrazioni sono opera sua) con l’aiuto del batterista/percussionista Valter Bono, e di una parte di Preludio II (riarrangiata dallo stesso Thomas).
Davide
Ho letto che una caratteristica del vostro gruppo, nell’idea primigenia, doveva essere quella dell’apertura a musicisti esterni; un gruppo aperto, insomma. Un’idea che ancora permane, benché si sia dovuta scontrare con le difficoltà intrinseche di questa scelta. Quali più esattamente?
G.A.S.
Il G.A.S. è sempre stato disponibile ad accettare collaborazioni con musicisti esterni provenienti anche da esperienze diverse, questo nel tempo ci ha arricchito molto. L’idea rimane sempre la stessa, non per niente nel disco compare come ospite Andrea Cozzani (fratello di Thomas), un ottimo musicista con un curriculum incredibile, che collabora con importanti artisti. Ricordo anche che nelle esibizioni live il gruppo si è fregiato di ospitare artisti del calibro di Tony Pagliuca (ex Orme), Lino Vairetti (Osanna), Martin Grice e Ettore Vigo (Delirium), Cucciolo (Osage Tribe, The Trip) e Hunka Munka nonché Carlo Verdone (in veste di batterista) in una serata a lui dedicata a La Spezia nel 2001. Nella prossima apparizione live (la prima del disco a La Spezia) ci sarebbe l’intenzione di avvalersi della collaborazione di uno o due musicisti importanti della nostra città.
Davide
Nel decennio dei ’70 l’Italia, in fatto di progressive rock, per diffusione e qualità, è stata seconda solo all’Inghilterra. Cosa in particolare cercate di mantenere vivo di quel grande momento?
G.A.S.
Si mantiene vivo il modo di suonare e quindi di esprimere quel tipo di musica, sappiamo benissimo che il progressive attualmente non è come la musica che veniva ascoltata negli anni ’70, perché qui da noi si è espressa per parecchio tempo come musica di massa risentendo ancora del movimento lungo del ’68. Solo suonandola e facendola ascoltare ne portiamo avanti il testimone anche a coloro che in quegli anni non erano ancora nati.
Davide
Nei ’70 il progressive rock di Gentle Giant o Genesis era ascoltato anche dai più giovani. Oggi, tra molti ragazzi, va invece la trap. Cosa ne pensate?
G.A.S.
Non ci sentiamo di giudicare in maniera negativa i ragazzi di oggi e i loro ascolti, anche noi venivamo giudicati di ascoltare musica assurda dai nostri nonni e/o genitori. Io ho sempre affermato che ogni artista va giudicato per la sua musica del suo periodo, se potessero clonare Mozart non credo che si butterebbe a capofitto fin dall’infanzia a comporre musica classica magari sarebbe attratto dal trap. Pertanto se un giovane si sente attratto da queste nuove mode rap, trap fa bene a percorrerle.
Davide
Spesso in passato ho posto la domanda “a cosa serve la musica?”. Oggi, vista l’epoca non proprio favorevole alla musica e a chi ne fa, vorrei variarla in: “a cosa serve ancora la musica (e più che mai)”?
G.A.S.
C’è una frase di un bellissimo brano delle Orme “Morte di un fiore“, parla di una giovane ragazza morta di overdose preso da un fatto di cronaca nel padovano, dove il testo dice “hanno scritto che per te la musica è finita tra le quattro e le cinque del mattino”, ebbene qui si paragona la musica alla vita e miglior similitudine non poteva essere fatta, per musica si intendeva la vita; infatti la musica è vita, la vita deve essere musica. Non bisogna smettere di fare musica, non bisogna smettere di crearla, non bisogna smetterla di diffonderla, di produrla e di sognarla, anche se i tempi non sono più quelli del passato, la musica serve a tutti e servirà sempre a tutti.
Davide
Cosa seguirà?
G.A.S.
Ci auguriamo di fare molte esibizioni live anche in raduni prog importanti per fare ascoltare la nostra opera prima. Attualmente ci sono in cantiere diverse idee anche di concept album ma ancora tutto in fase embrionale. Per adesso concentriamoci su “Omnia Sunt Communia”. Ad maiora semper!
Davide
Grazie e à suivre…